Incontri – Fine

Ago 21, 2017

Lei non c’era.
Sul momento fu preso dal panico, poi trovò un biglietto appiccicato al frigo: era con Sara e sarebbe rientrata tardi. Trovò anche una ciotola di insalata di pollo sigillata con la pellicola. La mangiò guardando il faggio fuori della finestra e gli scoiattoli che si rincorrevano tra i rami.
Passò il pomeriggio a sonnecchiare, fissare il vuoto, scorrere le tre foto scattate poche ore prima, la mente ingolfata nel cercare di ricomporre un disegno d’insieme.
Cenò con pesche e albicocche, accese la televisione e la spense subito, e alle nove era già a letto col ventilatore sparato addosso che smuoveva a fatica l’aria umida e densa.
Si svegliò a notte fonda per andare in bagno. Solo quando tornò in camera facendosi strada tra spigoli e angoli alla luce della luna e delle stelle, realizzò che il ventilatore era spento e che l’aria che entrava dalla finestra era fresca come una carezza. Si sdraiò, ascoltò per un pezzo il respiro lieve di lei, si coprì col lenzuolo e dormì.

Quando apre gli occhi la prima luce del giorno filtra dorata tra i rami e le foglie a illuminare l’altra metà del letto vuota, l’impronta accennata sul cuscino. Sono i rumori che provengono dalla cucina ad aver anticipato la sveglia. Si mette a sedere, infila pantaloncini e maglietta, e a piedi nudi esce di camera, attraversa il corridoio e s’affaccia accanto al frigorifero.
La prima cosa che nota è la tavola apparecchiata: tazze, tazzine, pane e gallette, miele e frutta secca, acqua e latte e due banane. La macchinetta del caffè comincia in quell’istante a borbottare e il profumo si spande nell’aria.
Fa un passo, ne fa un altro, sbircia a destra e lui è lì, chino sul gas, in pantaloncini e maglietta. Le sorride. Lacrime improvvise che nemmeno se ne accorge: – Non esci, oggi? – riesce appena di dire.
Lui fa due passi e la stringe forte, la stringe tutta, la stringe e poi la stringe e poi la stringe ancora. Poi, dopo un po’, dieci secondi o due minuti, scosta il capo e le sorride: – Ma se ti va, quando ti va, ci sono cose bellissime che vorrei vedessimo insieme.
– …sì? – mormora lei che ormai quasi non ci vede più.
Lui apre la bocca e la richiude, sbatte le palpebre e stringe i denti, un muscolo guizza e il labbro trema, prende un respiro e annuisce con forza: – ce la faremo. – le dice.
E lei si rilassa e s’abbandona, perché ora sa che sarà così.
Sul frigo, alle loro spalle, ci sono tre bigliettini che il giorno prima non c’erano:

“Colpisci te stesso per capire il dolore che daresti”
“Meglio ridere in una capanna che piangere in un palazzo”
“A chi più amiamo, meno dire sappiamo”

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