Incontri – I

Ago 10, 2017

Si chiuse l’uscio alle spalle senza voltarsi indietro. Le scale erano fresche a quell’ora, immerse nella quiete e nella penombra. Le scese in punta di piedi, sostò una manciata di secondi con la fronte premuta contro il portoncino, poi uscì nel caldo vischioso di agosto, nel parchetto inondato di luce tropicale e invaso di zanzare lente e pesanti come aerei cargo pilotati da ubriachi.

Un minuto più tardi il vento gli strappava lacrime dagli occhi mentre le gambe pistonavano sui pedali. A destra i colli, sotto le ruote l’argine sterrato, a sinistra la piattezza padana che si allungava all’orizzonte tra campi, cipressi, brutti palazzi e ancor più brutte chiese. Gli piaceva correre o pedalare sul filo dell’alba, aveva iniziato all’università e mai smesso, ma da un po’ di tempo il piacere si confondeva al bisogno: usciva perché non sapeva come tornare da lei, cosa dirle e come parlarle, in che modo ricucire i tanti strappi che non erano riusciti a prevenire.
Erano stati benestanti ed erano indigenti, avevano lasciato solidi impieghi per andare in cerca di qualcosa in più e due anni più tardi, senza averlo trovato né una minima idea di cosa fosse quel qualcosa, se n’erano tornati con la coda tra le gambe e i conti precipitati sul rosso. Facile essere felici quando tutto è semplice, così facile che si finisce per complicare ciò che complicato non sarebbe. Ma senza soldi né certezza d’arrivare a fine mese, il futuro era un azzardo che ti teneva sveglio la notte.

I primi 10 chilometri filarono veloci, poi il sole si staccò dall’orizzonte dentro una palla d’afa screziata di rossi e increspata di cremisi come ferite in carne viva. Il calore divenne insopportabile nonostante quel cielo dipinto da Rembrandt, tragico e magnifico come una sciagura epica. Si amavano ancora? Scosse la testa, bevve un sorso dalla borraccia, si alzò sui pedali e spinse a fondo. Era tutto così bello ch’era straziante non sapere più come condividerlo. Pensò di fermarsi a fare una foto ma quando già stava rallentando strizzò gli occhi e mollò i freni. Una foto per chi? Nemmeno riusciva a immaginarselo di chiamarla a sé, magari sorridere, vieni qua, guarda che bello; eppure, un paio di chilometri più avanti, quando udì quella voce vibrare nell’aria e ascendere di prepotenza al cielo, allora sì che dovette fermarsi.

…to be continued.

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